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mercoledì 27 dicembre 2017

VIDEODROME - IMMAGINI IN MOVIMENTO



BLADE RUNNER 2049 -
Onanismo d'autore

Aleggia il fastidioso puzzo di una occasione mancata intorno a BLADE RUNNER 2049, sequel del capolavoro diretto da Ridley Scott negli anni '80.
Per carità, intendiamoci, il film del talentuoso Denis Villeneuve non lo si può definire banalmente brutto né ingiustamente mal diretto. Sbagliato però, sì.
Il regista canadese ha gusto, un senso estetico spiccato, una poetica della regia raffinata nella scelta delle inquadrature; ma è tutto troppo freddo, algido, glaciale, sino alla cristallizzazione dell'immagine che, se suscita ammirazione dal punto di vista tecnico, è carente invece da quello emozionale.
Nonostante lo splendido e ammirevole lavoro del britannico Roger Deadkins, direttore della fotografia di grande talento, il cui lavoro abbiamo già avuto modo d'ammirare nelle pellicole dei fratelli Coen e non solo, il film risulta, in ultima analisi, piatto, non vibra, arrivando addirittura alla noia in alcune parti.
Il cult di Ridley Scott, a dispetto delle non poche complicanze che al tempo ebbe la produzione e dello scarso successo di pubblico, è un film che si agita senza posa, che freme, che si tormenta dove, invece, quello di Villeneuve sbadiglia, sonnecchia e si appiattisce.
Blade Runner è pioggia, nebbia, fumo, sudore, sangue, il tutto imbrigliato nel caos e nello spaesamento senza soluzione d'una umanità che ha perso irrimediabilmente la strada. Ed è, ancora oggi, cinema di intensa e struggente poesia.

Blade Runner 2049 è invece imprigionato in uno spazio talvolta troppo asettico e sterile per generare la drammatica poetica del capolavoro ispirato al romanzo “Do androids dream of electrich sheep?” del grandissimo Philip K. Dick. Ripeto, a scanso di equivoci, non è un brutto film, anzi... senza ombra di dubbio è un film di tutto rispetto. Ed proprio qui che sta il problema.
Come ha scritto in una sua recensione Roberto Recchioni, “il problema è che ottimo film nel caso del seguito di Blade Runner non basta”. Parole sante. Colpito e affondato.
Per questo e tanti altri motivi ancora il film di Villeneuve, pur nella perfezione della cifra estetica e stilistica, delude, tradisce e si disallinea sensorialmente con il precedente. Blade Runner 2049 non sfiora nemmeno le vette raggiunte dal capolavoro di Scott e, statene certi, non entrerà nella leggenda. Troppi i punti deboli di questo secondo capitolo.
La sceneggiature è debole, come si dice in gergo, e la sua più grande falla è quella di fare promesse narrative per poi non mantenerle, di tradire le attese, di mettere in campo tanti elementi e spunti e non esploderne nessuno o quasi. I personaggi sono, nel complesso, inconsistenti, di cartone se paragonati a quelli splendidamente tracciati nella sceneggiatura scritta negli anni'80 dalla coppia Fancher-Peoples. Lo stesso Fancher, a distanza di anni, ritorna sulla scena del delitto e firma, in coppia con Michael Green, una sceneggiatura che impallidisce se messa al confronto di quella della pellicola di Scott.
Anche il cast delude: Ryan Gosling non è un cattivo attore ma sembra non essersi veramente calato nel personaggio tormentato dell'agente K. 
L'attore inglese fornisce una prova appena sufficiente. Jared Leto ha poco spazio e nonostante tutto non sempre pare muoversi a suo agio nell'angustia riservatagli dal regista. E' lui il cattivo del film? Credo proprio di sì e, allora, ripensate a Rutger Hauger e al suo Roy Batty e capirete quanta distanza corre tra le due opere, quale abisso si spalanca tra i due lavori.
I personaggi femminili non possono nemmeno essere messi a confronto con le sexy Nexus Six degli anni '80: Rachel, Pris, Zhora sono icone.
Il film prende un po' di quota, invece, quando entra in scena il nostro amato Deckard. Harrison Ford, anche se invecchiato e appesantito, è sempre Harrison Ford e nonostante gli anni ha ancora la forza di caricarsi un film sulle spalle.
Per concludere. Quando Blade Runner si mostrò al mondo, tutti capirono quanto di nuovo e rivoluzionario ci fosse in quel film. Blade Runner 2049, con altrettanta facilità, mostra il suo manierismo sci-fi, non porta nulla di nuovo né al genere né al linguaggio cinematografico in generale.
Insomma, amici di Fogliesulfiume, come avrete intuito, a me il film non è piaciuto. Non mi unirò, per convenienza o per starmene comoda-mente al riparo da eventuali critiche, al coro dei tanti che hanno gridato al capolavoro, giudicando come leggendario e geniale un film semplicemente ben fatto, curato nei minimi particolari ma senza anima e indebolito da troppi sofismi. Onanismo d'autore, prova di bravura di un regista di talento che non può bastare, che non riesce a bastarmi...


                by Kriss Rifurgiato