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lunedì 29 gennaio 2018

DOLLY O'DARE








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Assassinio sull'Orient Express

Di ritorno da Gerusalemme per un indagine, Hercule Poirot giunge ad Instabul e sale sull'Orient Express per raggiungere Londra dove è richiesta per l'ennesima volta la consulenza delle sue doti deduttive. Mentre attraversano la Yugoslavia, una valanga blocca il treno, e contemporaneamente viene ritrovato il cadavere di un uomo, Samuel Ratchet. E' facile capire che l'assassino puo' essere solo tra i passeggeri dell'Orient Express. E la verità finale andrà ben oltre le aspettative dello stesso Poirot...

Da quando ha terminato il periodo shakesperiano, che lo ha principalmente inspirato e condotto al successo, Branagh sembra uno che non ha piu' niente da dire, ma vuole ancora stare dietro la macchina da presa, solo che non ha capito come riciclarsi. E’ arrivato addirittura a fare film di supereroi, per il Marvel Universe cinematografico. Incredibile a dirsi per chi non segue il filone supereroi, e quindi non lo sa, ma il primo capitolo di Thor (un filmetto sotto la media standardizzata del blockbusterone) l'ha girato proprio quel pagetto saltimbanco che è stato uno dei pochi a saper rappresentare Shakespeare. Con Assassinio sull’Oriente Express, Branagh sembra abbia finalmente trovato la sua personale 'saga' su cui adagiarsi. Pare infatti sia confermato il sequel, Omicidio sul Nilo.


Che un film su Agatha Cristie fosse necessario, non ci piove. Branagh sa anche fare il suo mestiere, qui è anche nella doppia veste di attore principale. Proprio cosi’, Hercule Poirot è impersonato proprio da Branagh con un paio di mustaccioni che definire iperrealistici è un eufenismo. Questo rende caricaturale il personaggio, e di conseguenza tutto il film, analizzato a freddo dopo un paio di giorni dalla visione, risulta essere sopra le righe.
Dentro la sala cinematografica, in buona parte fa il suo sporco lavoro, ma perché Branagh sa dove mettere le mani. Per ‘sporco lavoro’ intendiamo che il film intrattiene. Dura due ore, ma non si sentono assolutamente. La sceneggiatura in tre atti ha una seconda parte centrale cosi’ minuscola da sembrare inesistente. Infatti lo spessore dato ai personaggi è miserrimo. Funzionano tutti in forma caricaturale come dentro una piece teatrale, il che pero’ non permette assolutamente spazio allo spettatore per congetture o ipotesi, perché il finale/svelamento/risoluzione del giallo arriva all’improvviso quando meno te l’aspetti. E chiunque ami i gialli, sa che uno dei trucchi per essere efficaci è quello di permettere allo spettatore di partecipare all’indagine, facendo porre spesso al protagonista/investigatore le domande che vorremo porre noi al suo posto. Insomma, non c’è spazio per interrogativi, Branagh fa il suo lavoro in modo freddo (quanto il treno fermo nella neve) anche se non in modo distaccato. Si vede che ci tiene, che ci prova…ma che ancora non ci arriva. Speriamo vada meglio nel prossimo film della serie, che Branagh riesca a coglierne l’anima e non faccia un lavoro matematico per portare il pane a casa.
Sicuramente, questo Assassinio sull’Oriente Express va peggio del suo illustre predecessore, diretto da Lumet. Quella è tutt’altra roba. Completamente. Tutto un altro ritmo, c’è spazio per respirare, per argomentare, per scervellarsi, e resta anche spazio per affrontare le profondità dei personaggi, degli illustri sospettati su cui si concentra l’indagine di Poirot. Tutt’altra tessitura per un film lungo tanto quanto quest’ultima versione.
Ma non è un brutto film, questo lo precisiamo ancora una volta, soprattutto se non si è letto il libro e non si è visto il film di Lumet. A caldo funziona. Anche in assenza di un vero giallo, c’è un buon ritmo. C’è William Dafoe che rende l’aria allegra. C’è Michelle Pfeiffer con un bel ruolo per la sua età. E c’è un Deep mastodontico, eccellente, una delle sue migliori interpretazioni. Non si vedeva in tal forma da millenni, peccato duri poco. E’ lui infattti la vittima/cadavere su cui si concentra l’indagine di Poirot, l’investigatore che si differenzia da altri suoi colleghi letterari (quali Sherlock Holmes, Miss Murple, Nero Wolf e chi piu’ ne ha piu’ ne metta) fonda la risoluzione dell’indagine sulla sua abilità nel riconoscere i bugiardi.




by Marco Lo Cascio