TWIN
PEAKS (1990-)
È il 1990, l’inizio dell’ultimo decennio di
fine secolo. Il cadavere di Laura Palmer venne rinvenuto avvolto in un telo
di plastica, sulle coste del fiume, da Pete Martell. L’uomo era uscito di
buon mattino nella sua proprietà per andare a pesca. La morte di quella
ragazzina di neanche diciotto anni scosse inevitabilmente la sonnolenta e
ovattata Twin Peaks, montagnosa e ventosa cittadina all’estremo nord degli
States, sul confine con il Canada. Per farvi capire meglio quanto è piccola,
basta dire che il dipartimento di polizia è composto da solo tre agenti, cui
è compreso anche lo sceriffo, Harry S. Truman. In un posto simile si
conoscono tutti, per questo il delitto è ancora più terrificante e getta i
cittadini nell’angoscia: un assassino, o forse ancora peggio, un vero e
proprio Mostro, di quelli che si leggono nelle tremende cronache quotidiane,
si nasconde tra le loro tipiche dimore di provincia. Nessuno immaginava che
la tranquilla, placida Twin Peaks avrebbe potuto covare qualcosa del genere,
vissuta sempre in una specie di limbo. Il perpetuo incantesimo è ora rotto.
La stessa giornata del delitto, giunge in
città un agente dell’FBI, Dale Cooper. E’ li’ per alcune strane similitudini con
un altro omicidio (le modalità del ritrovamento, il telo, il bordo del fiume,
e poi, la prova definitiva: una lettera infilata sotto le unghie) avvenuto due
anni prima vicino Washington.
I federali scandagliano la vita di Laura
Palmer, portano in superfice realtà scomode e insospettabili, non solo riguardo
la giovane, ma di tutto il sottobosco della ‘ventosa’ cittadina.
Ma in questo anfratto a volte grottesco quanto il reame del
Fortunatamente le indagini dell’agente Cooper non si diramano solo sul lato fisico, ma anche in quello metafisico…
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La prima
stagione, che ha per filo conduttore l’indagine sull’omicidio della Palmer, oltre
ad essere un classico procedural-police, è un connubio tra quello che Lynch
stava per divenire, e ciò che ancora lo ancorava alla realtà. Anche se non
tutte le puntate sono girate da lui, si percepisce sempre la sua atmosfera.
Fino al climax finale della stagione che per la prima volta a livello
televisivo decideva di sfidare il pubblico e di lasciarlo per sei mesi pieno
di punti interrogativi. Faceva leva su una sensazione nuova che si stava propagando
riguardo la serialità della programmazione, roba che oggi è all’ordine del
giorno, che abbiamo vissuto un po’ tutti se siamo stati vittime di una serie.
Per tutta quella calda estate siamo rimasti a domandarci “Chi ha ucciso Laura
Palmer?”, cercando risposte nel suo intimo
diario, i pruriti di una diciassettenne alla scoperta del sesso. Finchè l’anno
seguente riprese la programmazione, e allora niente fu davvero come prima.
L’appuntamento
con la seconda stagione fu maggiore a qualsiasi aspettativa. Durante l’indagine
l’agente Cooper scopre, non si sa se in attinenza all’entità e alla dimensione
in cui alberga, anche che a Twin Peaks c’è una base militare che studia
messaggi alieni, messaggi che a volte s’intrecciano proprio con l’indagine
stessa.
Twin Peaks
regge perfettamente qualsiasi ghirigoro finché non si scopre l’esistenza dell’entità
di nome Bob, e soprattutto il corpo che lo sta ospitando, responsabile degli
omicidi, rispondendo finalmente all’insistente quesito.
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Come una
qualsiasi ordinaria storia di Cronaca Vera, l’assassino è il padre che
abusava della figlia. Ma c’è anche un altro livello, quello dell’entità che
possedeva il responsabile dopo averne abusato da bambino, è lui la vera causa
di tutto questo, solo che non può essere catturato.
Ci troviamo
neanche a metà della seconda stagione, e la serie prosegue con Cooper che
viene licenziato dall’FBI e decide di trasferirsi a in città, assunto dalla
centrale di polizia. La vita a Twin Peaks va avanti, tra intrecci presi dalla
più infida soap opera, e altre amenità di cui è davvero impossibile capirne
il senso nel contesto dell’ambiente in cui c’eravamo ritrovati fino a prima.
E anche lo spettro del passato di Cooper, per ravvivare il lato mystery, Widmore,
perde pure il suo tempo per salire a catturare l’interesse, disperdendosi dentro
accennati sogni Lynchiani e inutili fill-in. Sogni che ridestano dal torpore solo
quando sono incubi, con Bob-l’Uomo Nero come protagonista. Bob continua a mantenere
un filo conduttore in quel limbo telenoveliano in cui è sprofondata la
serie, lui tiene accesa la flebile speranza dell’improvviso riscatto per i più
ostinati, perché qualsiasi altro essere umano con un po’ di cervello avrebbe
già mandato a cagare Twin Peaks e tutti i suoi filistei. E quel filo conduttore
porta fortunatamente ad un finale di stagione che esprime tutte le
potenzialità del progetto, ma che lascia l’amaro in bocca perché non
conclude un bel niente. Apre nuove porte, nuovi intrecci, nuove realtà, e le
lascia lì, in sospeso.
Oggi Twin
Peaks supere sé stesso e tutta la serialità per l’ennesima volta, tenendo
fede ad un appuntamento impossibile, quello di ricominciare dopo venticinque
anni, come detto dal fantasma di Laura a Cooper nella Loggia Nera alla fine
della seconda stagione. Un traguardo che sarà davvero impossibile uguagliare,
o superare.
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mercoledì 24 maggio 2017
VIDEODROME - IMMAGINI IN MOVIMENTO
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